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Television and deindividuation of the viewers | |
Carolina Pernigo1  | |
[1] Università degli Studi di Verona; | |
关键词: televisione; Marshall McLuhan; deindividuazione; letteratura contemporanea; | |
DOI : 10.13125/2039-6597/3345 | |
来源: DOAJ |
【 摘 要 】
Acuto osservatore di una società sempre più tecnologizzata, Marshall McLuhan definiva la televisione come un medium freddo, in grado di impegnare completamente lo spettatore, coinvolgendone tutti i sensi. Se questo appare oggi un giudizio apparentemente sbilanciato (per molte famiglie la tv rimane sfondo consolatorio e rassicurante della vita di tutti i giorni), non si può negare che vi siano alcuni aspetti di grande attualità: la televisione cala il mito del cinematografo nella realtà quotidiana; offre al fruitore un’illusione di controllo tramite il dominio esercitato sul telecomando; propone sempre più occasioni di interazione e di partecipazione attiva attraverso lo sdoganamento di prodotti per propria natura incompleti, come serial, reality o talent show. Lo schermo televisivo offre il miraggio di un mondo a portata di mano e diventa il veicolo (nell’ottica di McLuhan il medium) più adatto alla massificazione degli ideali, rivelandosi di questo fenomeno ad un tempo causa e dimostrazione evidente. L’intervento si propone di esaminare alcuni scritti in cui questo aspetto emerge in modo sintomatico, mostrando un crescendo di invasività del mezzo nell’esistenza del pubblico: si partirà da un racconto di Mario Fortunato (“La televisione”, 1988) per arrivare a due romanzi più recenti, coevi e per molti versi affini, che saranno oggetto di un’indagine più approfondita, Fiona (2005) di Mauro Covacich e Acide Sulfurique (2005) di Amélie Nothomb. L’analisi tematica e comparata di questi testi permetterà di rilevare come, da semplice mediatore di relazioni sentimentali complesse e strumento per una comoda fuga dal reale, il televisore divenga promotore di un pensiero di massa che, oltre a disindividualizzare il soggetto, lo fa precipitare nell’abiezione senza che egli ne sia consapevole. Lo schermo televisivo cambia così forma: da finestra luminescente, varco ingannevole, ma sempre accessibile, su un esterno fittizio, si muta in specchio oscuro e inquietante della realtà contemporanea.
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